Se ne parla già da anni, anche se in Italia è ancora un terreno inesplorato. È la carne grass fed, molto in voga negli States, anche grazie a Michael Pollan che nel libro “Il dilemma dell’onnivoro” non usa mezzi termini:“I bovini non sono nati per ingoiare cereali in una stalla, ma per brucare vegetali allo stato brado: rispettare questa inclinazione mi sembra doveroso”. Di che si tratta?
Carne grass fed
Grass fed significa letteralmente “nutrito a erba”. E quando si parla di allevamento grass fed, si intende un sistema di crescita che permette ai bovini di restare al pascolo per l’intero ciclo di vita, dalla nascita alla macellazione. A differenza dell’allevamento tradizionale dove gli animali vengono spesso nutriti con cereali e mangimi, per una crescita e un ingrasso rapidi. Il sistema grass fed, oltre a rispettare il benessere degli animali, è decisamente meno impattante, dato che mais e soia (usati per alimentare gli animali negli allevamenti convenzionali) da una parte richiedono un’enorme quantità di acqua, dall’altra contribuiscono in alcuni paesi al consumo di suolo strappato alle foreste. Non solo, negli allevamenti tradizionali subentra un ulteriore problema: lo smaltimento di migliaia di tonnellate di liquami prodotti.